P. G. T. è nato nel 1965 a Torino vive a Pinerolo e scrive da sempre racconti e sceneggiature. Ha collaborato con Il Monviso Il Piccolo di Pinerolo ex Direttore del Bollettino Comunale di Saluggia. Presidente dell’Associazione di Volontariato Gruppo SISIFO. Redattore del Progetto La lettura è magia e 10 Piccoli autori. Titolare della Libreria, Casa Editrice e Mercatino dell'usato, Hogwords di Pinerolo. Per l'acquisto dei libri o qualunque altra informazione - tomatispiergiorgio@gmail.com
venerdì 18 aprile 2014
La fine del mondo
Vi racconterò una leggenda molto antica, per la prima volta trascritta nel 1967 e raccontata da Jenny Nuvola Alta, sciamano della nazione Lakota del gruppo che viveva intorno al White River nel Sud Dakota.
In un posto tra le praterie e le Badlands (regione degli Stati Uniti chiamata in questo modo dai primi colonizzatori poichè erano terre aspre e non feconde, non si poteva coltivare nulla a causa del terreno roccioso, è un luogo sacro per i Lakota poichè popolato dagli spiriti) c'era, e c'è ancora oggi, una caverna nascosta che nessuno è mai riuscita a trovare. Questa caverna è abitata da una donna molto anziana, il nome è a noi umani sconsciuto, ma essa è molto vecchia, è vestita di pelli grezze, come vestiva la gente prima che arrivasse l'uomo bianco. Lì da migliaia di anni lavora alla sua coperta e per ricamarla usa aculei di porcospini morti, come era uso dei nostri antenati. Coricato accanto a lei c'è Shunka Sapa, un cane enorme nero, che la fissa ogni momento incessantemente, non deve mai perderla d'occhio. Davanti alla vecchia c'è un fuoco che arde da millenni sul quale c'è una grossa pentola di ceramica con del wojapi (è un brodo dolce fatto con bacche rosse). Ogni tanto però la vecchia donna deve alzarsi per rimescolarlo, ma lei è troppo anziana e quindi le ci vuole molto tempo per compiere questa azione. Così mentre lei si alza, Shunka Sapa va verso la coperta ed incomincia a strappare da essa alcuni aculei di porcospino. Ciò avviene ogni qualvolta che la vecchia si volta per rimescolare il wojapi. In questo modo il suo lavoro è destinato a durare per l'eternità ed il suo ricamo rimane sempre incompleto.
Il popolo Lakota pensa che se la vecchia riuscisse a terminare il suo ricamo, proprio mentre cuce l'ultimo aculeo, allora il mondo sarebbe finito e l'uomo sarebbe scomparso.
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